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25 Maggio 2020

Ripartire dalle rinnovabili per disegnare un futuro sostenibile.

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Secondo il report Irena (Agenzia internazionale per le rinnovabili) con cospicui investimenti si creeranno 42 milioni di posti di lavoro nel campo delle nuove energie.
Ripartire dalle rinnovabili per disegnare un futuro sostenibile: è un appello, ma anche una parola d’ordine nel progettare il mondo post pandemia. Per una nuova energia, capace di andare incontro alle esigenze della lotta alla crisi climatica e per soddisfare il difficile percorso di decarbonizzazione, serve un investimento di 130mila miliardi di dollari nelle rinnovabili, dal solare all’eolico, in grado di consentirci entro il 2050 a livello globale di tagliare il 70% delle emissioni di CO2.

È questa la via indicata da IRENA, l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, che nel pieno della pandemia da Covid-19 ha diffuso il suo report “Global Renewables Outlook” volto alla necessità della trasformazione energetica per sostenere una ripresa economica dopo l’epidemia e soddisfare gli Accordi di Parigi del 2015. Secondo il report, con massicci investimenti si otterrà la creazione di 42 milioni di posti di lavoro nel campo delle rinnovabili, efficienza energetica e settori correlati.

Il rapporto dice che con questi investimenti si arriverebbe nel tempo a un risparmio di otto volte superiore ai costi, tenendo conto dell’impatto negativo dei combustibili fossili sulla salute e sull’ambiente e del fatto che potremmo godere di un minore inquinamento atmosferico e una maggiore distribuzione delle opportunità economiche.

Se nel mondo ci sono già aree ben posizionate per aumentare la quota di energia rinnovabile nel loro mix energetico, come ad esempio il Sudest asiatico, l’America Latina, l’Unione Europea e l’Africa subsahariana, ogni Paese con singoli sforzi può fare molto per agevolare il processo di decarbonizzazione a favore dell’energia green. In Italia, nell’intero 2018, le fonti rinnovabili di energia (Fer) secondo il rapporto de Gestore dei Servizi Energetici, dall’energia elettrica per il riscaldamento sino ai biocarburanti, hanno coperto circa il 17,8% di consumi finali.

Anche ora, in una situazione di lockdown dove crollano i consumi elettrici, le rinnovabili (che tengono) dimostrano di essere una soluzione sempre più necessaria per disegnare il futuro.

Ma per riuscire a crescere ancora e diventare protagoniste del mercato, i processi di produzione e fruizione delle rinnovabili necessitano di una “immediata sburocratizzazione”, sostiene ad esempio il Coordinamento Free, associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Oltre ad investimenti di circa “200 miliardi di euro in dieci anni nel settore energetico”, il Coordinamento indica la necessità di sburocratizzare per poter migliorare le prestazioni degli impianti esistenti e “sbloccare” per autorizzare nuovi progetti, dato che in Italia ci sono troppi conflitti, spesso a livello di amministrazioni locali, che non agevolano gli impegni nel rinnovamento energetico.
La necessità di maggiori garanzie da parte del governo per garantire lo sviluppo delle rinnovabili e immaginare un domani in cui diventeranno le fonti di energia principali, arriva anche dall’Anev, associazione nazionale energia del vento.

Al momento, le rinnovabili resistono e si fanno spazio in un settore energetico in crisi fra prezzi del petrolio al ribasso e calo della domanda, ma l’industria dell’eolico avverte dei rischi legati alla post pandemia. “L’attuale emergenza sanitaria - fa sapere l’Anev - significherà un rallentamento delle nuove installazioni a causa del blocco attuato per le attività e per il rifornimento delle componentistica, ma anche per il blocco delle attività amministrative e istituzionali in corso. Per questo motivo è assolutamente necessario che il Governo nazionale intraprenda iniziative a tutela e salvaguardia delle progetti in essere”.

Oltre all’eolico e al solare (il più forte fra il settore), recentemente è stato ricordato nello studio “Gas Decarbonisation Pathway 2020-2050” realizzato da Guidehouse come anche il gas rinnovabile possa diventare sempre più importante nella lotta alla crisi climatica. “L’immissione di una quota del 10% di gas rinnovabili (biometano e idrogeno) nelle reti di tutta Europa, insieme all’aumento dell’elettricità rinnovabile, consentirà al continente di raggiungere la carbon neutrality nel 2050 abbattendo del 55% le emissioni di CO2 già entro il 2030”, racconta la ricerca.

Nel Green New Deal europeo è già stata tracciata la strada per andare verso le zero emissioni, soprattutto grazie alle rinnovabili: la sfida, proprio in tempi di pandemia, è ora quella di non venir meno agli impegni.

 

articolo tratto da https://www.repubblica.it/




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